Nel 2001 l’amico Paolo Aldi di Rovereto, m’invitò a una manifestazione di fotografia stenopeica a Villa Lagarina in provincia di Trento. 

Proprio in quel periodo mi stavo interessando a questo particolare tipo di fotografia e quindi colsi al volo l’occasione per materializzare l’intenzione di un approccio al foro stenopeico. 

Già sapevo che si trattava di fotografare senza l’obiettivo, usando una scatola di qualsiasi forma,  con un piccolissimo foro su una faccia e una lastra fotografica o un pezzo di carta sensibile sulla faccia opposta; già avevo pensato di usare la mia reflex per tentare questa via insolita di fotografare, sostituendo l’obiettivo con un tappo forato al centro. Però, pensando ai vari problemi da risolvere, non ultimo quello della diffrazione, avevo sempre rimandato la realizzazione dei miei propositi a periodi di maggiore disponibilità di tempo e di… pazienza. 

Poi giunse il provvidenziale invito da Rovereto e la stupenda giornata che vi trascorsi mi fece scoprire un mondo di pura creatività, un lato affascinante e una maniera delicata e intrigante di fare fotografia, in contrapposizione al rapido e prepotente avanzare della tecnologia.

Il ritornare a un metodo primordiale per ottenere delle immagini fotografiche senza l’uso di lenti e soltanto attraverso un forellino strettissimo, è stato, per me, come lanciare una sfida alle immagini superdefinite che si ottengono oggi con complicate fotocamere superautomatiche, ma soprattutto per ribadire ancora una volta il concetto che una bella fotografia si può ottenere anche con mezzi semplici.

Le mie foto stenopeiche sono importanti per me perchè testimoniano uno stato d’animo o un’emozione provocata, in un momento speciale, da un luogo suggestivo o da una particolare situazione. Se poi destano una buona impressione a chi le sottopongo in visione, tanto meglio. 

Le realizzo su pellicola piana di 10x12 cm con una “cassettina” di legno che ha un piccolo foro del diametro di 0,138 mm.

Le mie foto stenopeiche